Le auto elettriche sono state il tema centrale sul clima di Parigi che nel 2015 vedeva l'impegno di 196 Paesi a terminare la vendita e la produzione di veicoli a combustione. L'accordo deriva dalla necessità, accettata da quasi tutti gli stati occidentali, di ridurre emissioni ed inquinamento a salvaguardi di ambiente e clima dell'intero pianeta. Tra gli stati non aderenti troviamo gli Stati Uniti mentre tra i partecipanti, l'Italia. Il progetto prevede l'utilizzo di 600 milioni di auto elettriche nel mondo entro il 2035 anche se le cifre attuali parlano del raggiungimento di appena lo 0,2% del totale, colpa anche economie che non hanno accettato questi veicoli. Tra queste si trova l'Italia che purtroppo non ha accettato l'abbandono dei combustibili tradizionali nè tra i produttori nè tra i consumatori.
La vendita di auto elettriche nel nostro Paese è comunque aumentata e nel 2017 con 1967 nuove immatricolazioni in tutta la Penisola, lo 0,1% dell'intero mercato globale. Una cifra irrisoria se paragonata alle vendite in Cina che vede circolare 652 mila nuovi veicoli green al'anno, comunque pochi rispetto al totale di mezzi a motore che sfiora i 30 milioni. Da noi le uniche crescite consistenti sono rappresentate dalle vendite di diesel e benzina che registrano aumenti superiori al 7%, in totale disaccordo con i programmi europei. Meglio per il settore ibrido, che potrebbe rappresentare una valida alternativa, riuscito a raddoppiare dal 2016 con 66 mila mezzi a doppia alimentazione attualmente immatricolati.
A frenare i consumatori non è certo il menefreghismo verso i temi ambientali ma piuttosto alcuni problemi che ancora affliggono la tecnologia elettrica. Primo tra tutti quello relativo alle batterie, durano pochi km e richiedono ore di ricarica. Il loro prezzo poi è circa il 50% del costo complessivo della vettura che non di rado arriva a 30 mila euro per un modello base. La tecnologia al litio sta ancora facendo passi da giganti e se il prezzo di queste batterie è sceso del 73% dal 2010 si prevede che calerà ancora molto nei prossimi anni, ad oggi purtroppo non è ancora accessibile a tutti. Sul mercato italiano in particolare si ha un incentivo di 3000 euro sull'acquisto di questi componenti, il più basso in Europa che in media offre 9000 euro ad auto. Anche la disinformazione in Italia vuole la sua parte: in molti non conoscono il risparmio nel rifornimento di elettricità e tendono a stimarlo in modo errato. Un auto a benzina percorre 18 km con 1,4 euro di rifornimento, la stessa auto elettrica ne percorre 39 con una ricarica a casa. Il problema sta nelle ricariche fuori casa, difficili con solo 2108 postazioni da nord a sud che non possono coprire un elevato numero di utenti. Nonostante ciò il governo ha stanziato ben 33,5 milioni di euro nella realizzazione di nuove colonnine su tutto il territorio nazionale ma ancora i lavori non sono partiti.
Anche i produttori di automobili sono restii al cambiamento, complice la diversa economia mossa da queste auto che ovviamente richiedono componenti completamente diversi. Ad esempio con una sostituzione completa dei motori a combustione calerebbero del 90% le riparazioni vista la maggior semplicità di funzionamento del motore elettrico e sparirebbero le manutenzione periodiche. Un motore di questo genere infatti non solo è più resistente ma è fatto da appena 18/20 parti mobili. Il colpo più duro lo incasserebbero i benzinai e i trasportatori di carburante che si vedrebbero quasi certamente costretti alla chiusura. Infine i produttori di petrolio perderebbero tutto il loro potere economico. Tutti fattori che spingono l'Italia, sede di numerose case automobilistiche e patria delle eccellenze quali Ferrari, Lamborghini o Pagani, a proteggere il mercato dei prodotti petroliferi e a rallentare lo sviluppo dell'elettrico.